Skip to main content

Sorto per volontà di Rinaldo dei conti di Ventimiglia dall’alto della sua impervia posizione, è il borgo delle stelle e del carciofo.

Nomeranza Curli

Se si parla di vigne di Rossese, Curli è uno di quei luoghi che si nomina con facilità. La vigna Curli ha una vicenda piuttosto lunga: di proprietà di facoltosi militari di origine locale ai tempi della fillossera, negli anni ottanta sotto la cura dell’allora sindaco Emilio Croesi nacque la fama delle bottiglie di “Curli” grazie all’indimenticata figura di Luigi Veronelli, gastronomo ed esperto di vini, che ne apprezzava caratteristiche e qualità. Curli è una piccola località che sembra difendere l’accesso a Perinaldo, il cui nome è legato all’azione dell’uomo o ad un cognome.
Il curlo è uno strumento del filatoio, infatti nella zona c’erano molti tessitori fino a 120 anni fa, oppure una specie di spaventapasseri o il dispositivo di tronchi d’albero per trasportare a valle il legname.
Il terreno poteva anche essere stato di proprietà della famiglia Curlo, presenti a Ventimiglia e fuggiti a Taggia per motivi politici 800 anni fa.
L’area di Curli contiene altri nomi di luogo ed è composto di piccole tessere storiche. I documenti del passato ci parlano di una zona anche boscata o a macchia mediterranea. Ogni metro vitato è conquistato a fatica dall’uomo per la sua esposizione e le caratteristiche del suolo.

Nomeranza Savoia

In basso davanti a voi c’è la regione Savoia. Si tratta di una piccola area agricola, con importanti vigne di Rossese, all’interno di una più ampia denominata Susenèo.
Quest’ultimo è un nome di luogo comune in Liguria occidentale che fa riferimento alla coltivazione di susine. Come la vite, la frutta era importante nell’economia medievale di questa zona.
Il nome Savoia ricorda anche la famiglia regnante d’Italia, quindi, potrebbe far riferimento ad un soprannome di qualche antico proprietario oppure all’azione dei Savoia nel marchesato di Dolceacqua che si concretizza nella dipendenza nel 1652. Le Comunità come Perinaldo giurano fedeltà sia al duca di Savoia che a Francesco Doria.
La documentazione di seicento anni fa racconta di beni dovuti ai Doria come tasse in cui compaiono sì grano e olio, ma anche frutta, come nocciole e mandorle e prodotti rari, come lo zafferano. Bisogna quindi immaginare una Comunità autonoma e dotata di un sistema commerciale comprendente una varietà di prodotti.
Ai tempi dei liguri, prima della colonizzazione romana, l’area era boscata ed essi erano grandi esportatori di resina bruciata, la pece, utile a rendere impermeabili gli scafi delle barche. Il prelievo di resina è durato fino a tempi recenti.

Monte Caggio

La sommità del monte Caggio è molto visibile e si trova sulla linea di confine tra Perinaldo e San Remo, il posto si identifica come luogo sacro per popolazioni pre e protostoriche. Sotto il Caggio nascono sorgenti circondate da boschi, luoghi, un tempo, di vita e produzione, dove la comunità di Perinaldo ne regolamentava l’uso. La memoria locale ne ricorda il termine “Castelà”, che fa riferimento, sul versante nordorientale ad un cumulo di pietre e terra molto simile a quello della sommità dove la terra cela una struttura in grandi blocchi di pietra alta 8 metri e larga 15. Si suppone si tratti di una torre di avvistamento, legata al controllo del territorio; la posizione su di un confine millenario che fosse anche un sito sacro e luogo di incontro tra capitribù.
Non lontano, nella grotta Tana della Ratapena (pipistrello) sono stati rinvenuti materiali dell’età del Rame e del Bronzo di 4000 anni fa, 4 millenni durante i quali da queste parti passava e ancora passa qualcuno. A valle sul crinale resti edilizi fanno pensare a fortificazioni di confine di fase medievale. Pronti ora a salire?

Perinaldo e il suo osservatorio

Perinaldo è in origine il Podium Rainaldi, il poggio di Rinaldo, un punto strategico che ricorda un signore feudale legato ai Ventimiglia.
L’abitato è disposto su una limitata lingua di terra posta a considerevole altezza dove all’apice è individuabile il castello oltre alla chiesa parrocchiale, in origine cappella della piccola fortezza; lungo il crinale si allunga la sequenza di case, con gli abitanti che giungono da altri luoghi vicini. Il primo documento che nomina Perinaldo è del 1164.
Le abitazioni sono un sipario tra due mondi, da un lato, verso Sud, si guarda il mare ed il mondo mediterraneo, dall’altro verso Nord le Alpi liguri, innevate o meno, che il sole rende grigie o viola a seconda della stagione.
Perinaldo è simbolo della Liguria verticale, difficile, complessa, sorprendente.
Qui nacque Gian Domenico Cassini, uno dei più grandi astronomi di tutti i tempi, oltre che matematico.
Da giovanissimo approfittando della buona situazione scolastica degli abitati dell’entroterra ligure, simili allora a piccole città, iniziò i suoi studi affascinato dalla matematica, dalle stelle e pianeti, prima di partire alla volta di Genova, di Bologna e infine di Parigi, dove è diventato famoso.

Nomeranza Negi

Ai margini superiori della regione di Negi e poco distanti dall’area sacrale di Monte Caggio si incontrano siti religiosi cristiani rilevanti. Tra questi si può citare l’esistente San Bartolomeo, chiesa antica di 500 anni, e Santa Maria, sul Colle Negi. Si sta parlando dunque di un luogo in cui l’uomo è presente da molto tempo e dove la cristianizzazione sostituisce culti precedenti. Il termine “colle” da queste parti, indica un punto di passaggio, un passo obbligato. L’area molto ampia si estende dai confini di Perinaldo con San Remo e Baiardo, digradando verso il mare in direzione di Seborga.